lunedì 24 settembre 2012

"Nella zona proibita" di Eduardo Ramos-Izquierdo

Non avete ancora incontrato il vostro doppio? Forse non vi capiterà mai, ma, statene certi, da qualche parte esiste, forse vi apparirà nel momento più inatteso o forse rimarrà celato negli ormai troppo vasti censimenti universali, ma non c’è niente da fare: egli esiste, e naturalmente anche noi non siamo altro che il doppio di qualcun altro. Se comunque voleste prepararvi a tale fatidico incontro, il romanzo breve che avete in mano potrebbe servirvi come utile prontuario: alla fine avvertirete una leggera inquietudine, ma senza dubbio vi troverete più pronti nel momento in cui vi apparisse davanti il sosia che inopinatamente è uscito dallo specchio. Nella zona proibita di Eduardo Ramos-Izquierdo ruota infatti proprio tutto intorno a un tale dilemma, all’esistenza possibile di qualcuno che abbia la nostra stessa apparenza, senza condividere con noi alcuna comune appartenenza, di famiglia, di luogo o di qualsiasi umana coincidenza. Un sosia dunque, un “doppio”. Il nostro autore non affida però lo svolgimento del tema ai turbamenti quotidiani del neo-fantastico, preferisce qui affidarsi alla razionalità, forse anche troppo ordinaria, di un’indagine da libro giallo, con un investigatore privato che ricorda molti suoi colleghi di carta, in una Parigi ricostruita con un minuzioso affetto entusiasta. Un investigatore sulle tracce di un doppio, o forse di molti doppi, che nel frattempo si innamora, ricambiato, di Agathe, donna che viene dal passato e che lo accompagnerà oltre la fine del racconto. Tanti colori allora si intrecciano: il grigio del fantastico contemporaneo, il giallo del poliziesco, il rosa delle storie d’amore, con in più un’ironia che qua e là si affaccia, nemmeno troppo celata. Nelle pagine di Nella zona proibita si muovono non solo i quattro personaggi principali, simmetricamente divisi in due coppie (Molina e Tiphanie; l’investigatore Lino e Agathe), ma una miriade di personaggi secondari, tutti descritti con un’economia di mezzi che nulla toglie alla precisione e inoltre tutti assolutamente memorabili. La questione più interessante è che il mondo affollato in cui si muovono i nostri eroi è proprio quello della quotidianità urbana, con i suoi curiosi abitanti, ognuno a suo modo unico e irripetibile, almeno in apparenza. In questa folla di individui si nasconde infatti una possibilità, introdotta bruscamente dal messicano Molina, il cliente del nostro investigatore. Non solo c’è un nostro doppio da qualche parte nel mondo, ma ne esistono addirittura più di uno, forse sei, o sette, o anche di più, e i loro destini sono inestricabilmente collegati, di modo che ciò che accade a uno si ripercuote sugli altri, fino a prevedere una serie di ripetizioni simmetriche di destini, in cui tutti i protagonisti vedono riprodursi i propri gesti, come in un film in cui la stessa scena si replicasse in scenari differenti: un’affermazione che non ha alcun fondamento, come conclude il cartesiano e tenacemente realista investigatore, trascinato molto suo malgrado (solo il potere del denaro lo convince) in una ricerca per lui senza senso.
[...] Chi avrà seguito questi miei ragionamenti fin qui avrà forse notato l’apparire a un certo punto del termine “gioco”, che si ritrova anche nella controcopertina dell’edizione in spagnolo ed è questa una parola che potrà ulteriormente avvicinare il lettore alle ragioni della qualità delle pagine di questo breve romanzo. Molti sono infatti i versanti ludici della scrittura di RIZQ. Innanzitutto c’è il gioco della letteratura, gli innumerevoli rimandi libreschi, l’ammiccamento a generi differenti, che provocano il piacere di far reagire tra loro elementi disparati, per “sorprendersi” (e sorprenderci), come l’investigatore di fronte ai due doppi che gli si presentano in una sola giornata: «due doppi in un pomeriggio aveva dell’incredibile», e per riprendersi dallo spavento manda giù due bicchierini di pastis. La sua sorpresa è allora anche quella del narratore, e del lettore, di fronte al piacere che riservano le molteplici possibilità degli incroci letterari, allo stupore che il pastiche, nella sua accezione quasi culinaria, può provocare, come una delle ricette messicane in cui dolce e salato si amalgamano con risultati spesso imprevedibili. Non manca però anche il gioco matematico, cui accennavo prima: il gioco delle combinazioni numeriche, delle simmetrie possibili e delle corrispondenze numerologiche appare affascinante, anche solo pensando alle riflessioni del narratore nell’ultimo capitolo, ma queste sembrano voler essere quasi anche una sfida al lettore a ritrovarne altre. Si tratterà allora di porsi di fronte al fantastico come di fronte a un gioco: non è un evento da osservare con atteggiamento di ammirazione, ma un mistero da decifrare, che risponde a regole incomprensibili ma ferree, un fantastico “inevitabile”, come pensava Caillois. Il gioco matematico sembra poi rimandare a un ulteriore gioco metafisico, che apre la strada proprio a quella “zona proibita” di cui parla il titolo, una zona, come intuisce Agathe, «nella quale i nostri destini correrebbero il rischio di incrociarsi in una configurazione ossessiva e pericolosa». Dato che se Molina scopre di aver molteplici doppi, anche a noi potrebbe capitare, e di incaricare qualcuno di decifrarne gli itinerari segreti. Questo intersecarsi di giochi possibili viene condotto però con una leggerezza di scrittura e una felicità del narrare, che sono le vere qualità del libro di RIZQ, le qualità che ci permettono di chiudere alla fine il libro con la precisa sensazione di aver davvero “letto un bel libro”.

Tratto da Istruzioni per uscire dalla zona proibita di Stefano Tedeschi.
Questo libro è il secondo volume della Collana Gli eccentrici diretta dal prof. Loris Tassi, Università di Napoli l'Orientale.

Il libro può essere acquistato su

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