giovedì 26 gennaio 2012

Tassisti a Caracas?

Caracas, 14 novembre 2004
Tassisti a Caracas?
Visto che il tassimetro non esiste, il prezzo lo contratti prima. Devi simulare l’accento venezuelano, guai a farti scambiare per un gringo. Più difficile ovviamente se sei straniero, hai capelli biondi e occhi chiari. Ma col tempo, si sa, le tecniche si affinano, la metamorfosi  momentanea si perfeziona.
Allora prepari allo specchio il profilo più venezuelano che hai, lo sguardo più venezuelano che hai, e ti accosti con molta circospezione alla macchina, evitando che la conversazione duri troppo tempo, e assicurandoti che avvenga con modi spicci. Ripetiamo, il rischio è di essere scambiato per un possessore insano di dollari, e il prezzo lievita (gringo, ricordate questa parola, sentendovela gridare addosso per strada). Dimenticatevi il tassista che conosce tutte le strade, vi apre lo sportello, che ha un satellitare, che mette su una bella musica per farvi compagnia.
L’avventura che affronterete nello sporgere un dito per strada sarà o una normale passeggiata, o qualcosa di diverso e magico? (magico? sei sicuro? No!). Come lanciare i dadi. Perché questa città è così, un teatro all’aperto, un po’ tragico, un po’ comico, ma sicuramente surreale.
Certo il tassista sarà perfetto e il servizio impeccabile, perché a volte accade anche questo. Ma il tassista potrebbe non conoscere la strada dove dovete andare: per fare quel lavoro non ha dovuto fare nessun corso, né chiedere alcuna licenza. Una macchina, un cartello con su scritto taxi, e anche un reperto archeologico, con le gomme non equilibrate, che traballa e caccia fumo nero, può trasportarti nelle notti insonni di Caracas.
La regola vorrebbe che i taxi sono solo quelli con la  targa gialla, una specie di licenza necessaria ma non necessaria. Una spina nel fianco alla logica, al principio di non contraddizione. A non può essere B, ma un taxi può essere un taxi anche senza esserlo. Anche voi, fortunati proprietari di un’auto, potete trasformarvi in un lavoratore del caos (considerando il traffico), con la vostra semplicissima carretta. Se avete bisogno di soldi, una notte da tassista!
Il servizio non è costoso per le tasche europee, ma la qualità. Lungo la mia strada di cliente ho trovato di tutto: tassisti che fumano con te dietro, altri che mettono la musica al massimo (reggaeton a palla), altri che non sapendo dove andare si arrabbiano con te: “ma scusi? Il tassista non sono mica io?” “Però tu non sai dove andare?” “ Ma io ti dico la strada, mica anche come arrivarci?”.
Tassisti, una nuova soap opera. La cosa più eccitante? Che a volte non vogliono accompagnarti: si annoiano di stare nel traffico, o non vogliono andare in posti pericolosi. Ma non finisce qui. Non azzardatevi a fermare il tassista se siete due uomini o più e avete un aspetto poco convincente: scapperanno, perché loro, lavoratori nella notte, hanno una fottuta paura di vedersi derubati da finti clienti (fucking in inglese, fottuta in italiano).
Ma a volte sono i finti tassisti a cacciare dal cruscotto una calibro 8, per sottrarvi i quattro spiccioli che portate (se siete stati previdenti pochi, vi raccomando pochi). Insomma la Caracas tassistica è così. Finti tassisti che hanno paura di finti clienti, veri tassisti che hanno paura di veri clienti, finti tassisti che hanno paura di veri clienti, veri tassisti che hanno paura di finti clienti. Una psicosi totale. Tutti tassisti tutti ladri. Uno, nessuno, centomila.

di Piero Armenti, "L'altra America. Tra Messico e Venezuela storie dell'estremo Occidente", pp. 37-39

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