mercoledì 4 gennaio 2012

"Passione e sconfitta" di Rafael Flores Montenegro

"Molte volte la cagna della malinconia entra e si mette in un angolo della casa. Nei suoi occhi vedo silenzi ancora invulnerabili e mi è difficile cacciarla via. Mi inquieto. Cerco il sapore del vino che dà allegria, l'amore che brucia, immagino orizzonti senza lei. Dopo un po' se ne va senza che me ne accorga. In alcuni momenti la sua presenza è insidiosa, sebbene sia solita trascorrere periodi senza che il suo trotto indolente ondeggi sui marciapiedi... e allora penso che non ci sia più."
Ricostruire, narrare, descrivere momenti difficili e dolorosi della propria vita non è mai facile quando ciò significa uno scontro inesorabile tra i "fatti" che la memoria vuole testimoniare e il tentativo costante dell'uomo che vorrebbe dimenticare o, per meglio dire, allontanare l'angoscia e la traumaticità di quegli stessi eventi.
In "Passione e sconfitta", come chiarisce il sottotitolo del libro - Memoria della Mesa de Gremios en Lucha. Argentina, 1973-1976 -, l'intenzione di Rafael Flores è quella di sottrarre all'oblio o anche alla superficialità delle analisi un periodo della storia argentina che sembra passare quasi inosservato, se non soffocato, tra due momenti ritenuti comunemente più salienti: peronismo e dittatura di Videla.
La rilevanza dell'esperienza qui raccontata non è riferibile solo all'insieme dei fatti storico-sociali ma anche alle implicazioni psicologiche, emotive, relazionali di cui Rafael Flores non vuole essere l'elemento più rappresentativo ma, per l'appunto, una "voce della memoria" che lasci un segno delle lotte sociali e operaie di quel periodo.
"Passione e sconfitta" è stato pubblicato per la prima volta nel settembre del 2008 in Argentina, in una sorta di ritorno alle origini: lì dove tutto era cominciato e dove i fatti sono realtà vissuta e non ricordo o visione onirica, Flores ha sentito l'esigenza di pubblicare un testo che narrasse, in modo partecipe, l'oggettività e la soggettività di un'esperienza sottratta alla rimozione. Si tratta di un viaggio nel tempo e nello spazio che, come in una sorta di gioco di specchi, consente all'autore di ripercorrere in un modo sia intimo sia profondamente lucido, un frammento del passato del suo paese che per molto tempo la storia "ufficiale" ha cercato di ridurre al silenzio, di rendere invisibile, di fare scomparire come le migliaia di desaparecidos negli anni della cosiddetta guerra sucia.
Rafael Flores usa la pagina bianca per incidere i propri pensieri, i propri ricordi in un presente che vuole sempre più rinchiudere questi eventi nel paese dell'oblio; Flores, infatti, cerca costantemente di stabilire un ponte con i suoi lettori, non per dare risposte o certezze ma per porre delle domande, per creare inquietudine, per smuovere le coscienze, per dare vita a un dialogo, impossibile quando il potere costituito riduce soltanto a un numero il valore dell'individuo e della persona.
Tutto ciò nasconde, allo stesso tempo, una profonda ansia di riempire un vuoto, sia esso intellettuale o intimo, ed è per questo che non è importante trovare a tutti i costi una risposta poichè ciò che conta davvero è essere capaci di vivere fino in fondo l'interrogativo proposto, quella domanda che sia in grado di restituirci la capacità di esplorare con uno sguardo diverso noi stessi e la realtà che ci circonda, una realtà che, seppur lontana nel tempo, è ancora oggi presente nel ricordo e nel dolore di chi è sopravvissuto.

Antonella De Laurentiis, tratto dalla Prefazione di "Passione e sconfitta. Memoria della Mesa de Gremios en Lucha. Argentina, 1973-1976"

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